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Sogni ricorrenti a sfondo didattico

di Fulvio Corno (Dipartimento di Automatica e Informatica).


Spesso mi succede di sognare una mia giornata-tipo al PoliMagico di Torino (si sa, nei sogni c'è sempre qualcosa di magico), dove la didattica è organizzata in modo un po' diverso.

Oggi ho lezione. Come è normale, per un corso di 8 crediti, avere due lezioni a settimana.
Devo prepararmi bene, perché dovrò rispondere ai dubbi degli studenti e fare qualche esercizio insieme. Fortunatamente, in un gruppo di 40-50 studenti massimo, è possibile interagire, discutere sulle singole domande, e confrontare anche i diversi approcci seguiti dagli studenti. Ovviamente i miei altri 3 colleghi faranno lo stesso lavoro con il loro gruppo di 50 studenti (in fondo, con 8 crediti, abbiamo diritto a 8 incontri in orario, 2 per ciascuno dei 4 docenti).

Fortunatamente non dobbiamo più spendere tempo, come si dice si facesse in passato, a ripetere annualmente le stesse frasi dette l'anno precedente, e dette in modo quasi identico dai propri colleghi nei corsi paralleli. Le cosiddette "lezioni", nelle quali si annoiavano in parti uguali il docente ed i 200+ studenti ammassati, sono rare, presenti in quei corsi e per quegli argomenti per cui sono particolarmente adatte (ivi compresi interventi seminariali di esperti, ed approfondimenti rispetto al materiale didattico).

L'argomento che tratterò oggi, infatti, si trova nel capitolo 7 del libro di testo, pubblicato dall'editore PoliMagico (e disponibile sia come e-book gratuito, sia come print-on-demand), aggiornato allo scorso anno accademico.

Si narra che la pratica di scrivere libri di testo in passato fosse caduta in disuso, sostituita da "slide" o "dispense" incomplete, anche perché i docenti non avevano più tempo di dedicarsi alla redazione di un testo completo, ed i processi editoriali "tradizionali" rendevano difficile l'aggiornamento continuo. Che tempi bui!

Ovviamente gli argomenti trattati nel capitolo 7 sono accompagnati da una serie di video-lezioni, di qualità adeguata (aggiornate quando necessario, ma almeno ogni 3 anni). Per venire incontro agli studenti stranieri ed agli studenti con disabilità, le video lezioni sono completamente sottotitolate, in italiano ed in inglese, e sono accessibili sia dagli studenti iscritti, sia da tutti gli interessati.

Ciò che mi rincuora è che il capitolo del libro (e le videolezioni associate) sono state preparate dal mio caro collega, esperto degli argomenti trattati nel singolo capitolo. In questo modo, ciascuno di noi si è cimentato nella parte di corso nella quale era maggiormente esperto e versato.
Lavoriamo tutti meno, lavoriamo nelle parti a noi più congeniali, ed il risultato per gli studenti è migliori. Altro che le gelosie e le parrocchie del passato...

Poi, ovviamente, il formato redazionale (video e e-book) facilita il ri-uso di un determinato argomento/capitolo anche in più corsi offerti a corsi di laurea diversi.

Ma stavo divagando (in fondo, nei sogni, succede di perdersi). Gli studenti sanno che dovranno arrivare in aula solo dopo avere studiato il materiale assegnato. So che lo stanno facendo, perché molti di loro hanno già posto delle domande o sollevato dei dubbi nell'area dei commenti (quella associata al video o quella associata al capitolo), e ad alcuni di loro siamo già riusciti a rispondere (io o i colleghi) sul sito.
Gli studenti verranno in aula perché sanno che potranno discutere il tema con il docente, sanno che potranno esprimersi, sanno che non si perderà tempo a ripetere cose note, e che ci sarà un'esercitazione approfondita su un argomento già dichiarato in anticipo.

Talvolta il testo stesso dell'esercitazione viene pubblicato 2-3 giorni prima, così gli studenti più volenterosi hanno tempo di leggerlo e provare a risolverlo.
In fondo, avendo molto più tempo libero, gli studenti si possono concentrare maggiormente, studiare autonomamente (o in gruppi, anche grazie alle molte aule studio che si sono liberate), e frequentare le esercitazioni nelle poche ore settimanali "presenziali".

Questo semestre il mio carico di lavoro è più leggero, visto che il corso si tiene esclusivamente in aula (con esercitazioni in aula). Nell'altro semestre, avrò un corso più pratico, in cui metà delle esercitazioni si
svolgono in laboratorio (ovviamente a squadre di dimensione dimezzata), e l'impegno nel prepararlo è certamente maggiore. Fortunatamente insegnare in laboratorio ti fa apprezzare veramente la didattica dell'ingegneria: vedere gli studenti che imparano a progettare e realizzare.

Gli spazi per i laboratori sperimentali sono quasi decuplicati negli ultimi anni, grazie alla minore necessità di aule, alla ristrutturazione dei LAIB (non più necessari visto che gli studenti portano il laptop in aula, acquistato con il contributo del Poli).

Mi sto quasi per risvegliare dal sogno, quando mi giunge notizia che un paio di aziende del territorio, avendo visto il nostro materiale (video, libro, esercitazioni) on-line, hanno deciso di organizzare dei corsi di formazione per il proprio personale, utilizzando parti di corsi diversi. Ci fa piacere, riuscire a rivendere a caro prezzo le nostre competenze.

Suona la sveglia, il sogno finisce, e devo andare a lavorare sul serio. Purtroppo oggi ho esami, che sono e rimangono un incubo, anche nel PoliMagico.


P.S.: Nel mondo dei sogni alcune cose possono sembrare utopiche, distopiche, infattibili o anche semplicemente assurde. Ma quasi tutti gli elementi riportati sono già stati oggetto, in qualche misura, di sperimentazioni didattiche all'interno del nostro Politecnico, oppure sono la norma in altre università, anche europee.