Pesi e contrappesi per un Rettore

Nell’attuale contesto legislativo il Rettore ha per un mandato di sei anni grandi poteri e responsabilità. Questo comporta che debba attenersi a principi e prassi deontologiche che garantiscano la comunità politecnica, nonché che esistano misure che consentano a questa comunità di controllarne le azioni.

Tra i principi e le prassi a cui ritengo debba ispirarsi l’azione di un Rettore evidenzierei le seguenti:

  • Proporsi con un programma chiaro e ben argomentato, che ambisca a valorizzare quanto di buono fatto fino ad ora ed ad intervenire laddove si possa fare meglio. Deve valere, soprattutto per il Rettore, il principio di non contraddizione. Cambiare idea può essere indice di intelligenza e senso etico, ma questo passaggio va riconosciuto pubblicamente con adeguate argomentazioni. Poche cose, infatti, sono più controproducenti per il morale di una comunità del fatto che le persone ai vertici si sentano libere di assumere posizioni diverse su temi importanti senza dare spiegazioni.
  • Per realizzare questo programma, deve scegliere una squadra di governo sulla base esclusiva delle competenze, motivazioni e attitudini dei vice rettori e dei delegati, impegnandosi a coordinarne le azioni verso il miglior risultato possibile per l’Ateneo, principalmente attraverso periodiche riunioni di una Giunta dei vice rettori e dei delegati. Tanti solisti di grande talento non fanno un’orchestra.
  • Mettere in secondo piano le convenienze personali rispetto al bene comune e dimostrarsi terzo rispetto alla politica e agli interessi corporativi, garantendo che lo siano anche i componenti della sua squadra e l’Ateneo in generale.
  • Accettare di assumersi responsabilità in prima persona, se necessario, per far funzionare meglio l’Ateneo. Ci saranno inevitabilmente momenti in cui il Rettore dovrà prendere decisioni urgenti. In quei momenti, forte della profonda conoscenza del suo Ateneo, dovrà agire e motivare contestualmente le decisioni alla comunità politecnica.
  • Essere il primo ambasciatore delle competenze presenti in Ateneo nei confronti della società, valorizzandole in ogni sede e portando il Politecnico ad affermarsi come riferimento culturale nei suoi settori di pertinenza in sede locale, nazionale e internazionale.
  • Portare con forza la voce dell’Ateneo ai decisori politici perché - nell’interesse dell’Italia prima ancora che nostro - rimuovano le tante inique disposizioni che oggi danneggiano l’Università (sotto-finanziamento complessivo, insufficienti azioni per il diritto allo studio, precariato nella docenza e nella ricerca come condizione strutturale, blocchi salariali, procedure di acquisto contorte, rigidità dei settori scientifico disciplinari a danno della ricerca e della didattica multi-disciplinare, inadeguatezza dell’approccio nazionale per il conseguimento della parità di genere, ecc.), perché si superino gli attuali meccanismi di valutazione divisivi e poco lungimiranti e, in ultima analisi, perché sia restituita piena autonomia a chi dà vita ogni giorno all’Università (studenti, docenti e personale tutto).
  • Riflettere e prendersi i tempi giusti per decidere insieme agli Organi di Governo dopo aver seguito un processo di pre-istruzione partecipato con tutte le componenti dell’Ateneo, essendo questi elementi essenziali per imboccare una strada di crescita progressiva, solidale e sostenibile.
  • Garantire una comunicazione trasparente ed esaustiva, concentrata sui risultati e sul loro miglioramento continuo, consentendo a tutti di poter seguire il lavoro fatto dagli Organi di Governo, con Ordini del Giorno delle sedute largamente condivisi, e di esprimere opinioni e proposte in merito.
  • Non smettere mai di ascoltare, condividere e stimolare progettualità dall’inizio alla fine del suo mandato. Se un celebre sociologo francese 1 definiva l’essere umano come non solo “braccia e cuore”, ma anche come “mente, libertà e progettualità”, il buon Rettore deve non solo essere vicino a tutti per confortare, ma soprattutto ispirare la mente, portare opportunità di crescita e garantire la piena libertà di azione nella realizzazione di progetti che porteranno il nostro Ateneo a rinnovarsi e migliorare continuamente.
  • Consegnare a fine mandato un Ateneo ben avviato su politiche di sviluppo solide e condivise. Incidentalmente, non tutto può essere compiuto nell’arco di un mandato rettorale, e uno dei compiti del Rettore è dare corso a politiche di medio-lungo respiro, creando le condizioni perché possa maturare una nuova classe dirigente per il nostro futuro pronta a raccogliere il testimone della guida dell’Ateneo.

Tra gli elementi importanti di controllo dei poteri e delle prerogative del Rettore, i contrappesi, proporrei i seguenti:

  • L’apertura da parte del rettore di un question time in ogni seduta degli Organi di Governo.
  • L’istituzione di incontri periodici del rettore con le aree dell’Ateneo (dipartimenti o loro aggregazioni), a compendio delle tradizionali conferenze di Ateneo, per l’approfondimento delle principali questioni di rilievo discusse negli Organi di Governo.
  • L’istituzione di una nuova verifica di consenso a metà mandato, da definirsi nelle modalità, in presenza di significativi cambiamenti in itinere del programma rispetto a quello dichiarato in occasione della campagna elettorale.
  • L’istituzione tra gli Organi dell’Ateneo della figura di un Garante per la Trasparenza, già presente per esempio al Politecnico di Milano,con il compito di verificare e promuovere la circolazione delle informazioni e la trasparenza dei processi decisionali del nostro Politecnico.
  • La elaborazione di un sistema di valutazione tra pari di Ateneo per ogni bando interno (progettualità, laboratori interdipartimentali, ecc.) che abbia il suo fulcro in un Nucleo di Valutazione - individuato dal Senato Accademico - che agisca non solo in modo indipendente rispetto a chi giudica, ma anche rispetto al Rettore e alla sua squadra di governo.


1. Michel Crozier, Il fenomeno burocratico, Etas Kompass Ed., Milano, 1969