Questo contributo fa parte di "Agorà", la sezione del sito laboratoriopolito.org dedicata ad un confronto aperto e inclusivo sul futuro del Politecnico di Torino. Per maggiori informazioni visita laboratoriopolito.org/agora

La cultura del progetto di architettura e il territorio

di Daniela Bosia (Dipartimento di Architettura e Design).


Lo Statuto del nostro Politecnico sottolinea il ruolo che l’Ateneo ricopre “nel processo di sviluppo della società, anche attraverso il trasferimento tecnologico e i servizi al territorio” (Art. 2 Finalità istituzionali, comma 1), contribuendo, “attraverso la formazione e la ricerca, a un processo di sviluppo fondato su principi di coesione sociale e di sostenibilità, anche ambientale” e promuovendo, in particolare, “la collaborazione fra istituzioni, al fine di favorire la crescita culturale, scientifica e professionale della collettività” (Art. 2 Finalità istituzionali, comma 8).

Nella stessa direzione e con gli stessi obiettivi, la cultura del progetto, con la sua dimensione multi- e trans-disciplinare, si pone a supporto di quel ruolo sociale riconosciuto all’architettura, costituendo virtualmente un link diretto tra Ateneo e società, tra formazione, ricerca e bisogni espressi dal territorio.

Se si considera che il progetto di architettura – in tutte le sue possibili declinazioni e alle diverse scale – è il fulcro delle attività di formazione e di ricerca di una delle due anime del nostro Politecnico, appare importante porre l’attenzione e proporre qualche riflessione su alcuni aspetti legati al ruolo della cultura del progetto, in particolare, nella gestione della crescente complessità e nel supporto alle trasformazioni del territorio.

Il “progettare” può essere considerato un processo iterativo basato su una solida base analitica che, sempre più, sta diventando un’attività complessa che richiede non solo la partecipazione di più competenze disciplinari – tecniche e umanistiche – sinergiche e integrate fin dall’inizio del percorso progettuale, ma sempre più spesso anche la co-partecipazione degli stessi destinatari del progetto. Negli ultimi anni, in questo ambito, le sfide sono state identificate da parole chiave che, talvolta, sono diventate slogan che sottendono a contenuti non sempre del tutto chiari. Alla sostenibilità – con le sue declinazioni di sostenibilità ambientale, economica, sociale e culturale – si sono affiancate attenzioni a discipline, tendenze e strumenti identificati dai prefissi eco, bio, nano… e poi l’applicazione trasversale dell’aggettivo “smart” e, ancora, l’obiettivo di resilienza che ormai si sta diffondendo in tutti i campi, fino all’interesse per i servizi ecosistemici.

In questo quadro di continue trasformazioni e di sfide trasversali, nel campo dell’architettura, così come in altri settori, gli obiettivi di innovazione nella ricerca progettuale per la gestione della complessità diventano centrali. Per gestire la complessità, in una società in rapida trasformazione come quella attuale, occorre tendere lo sguardo sempre verso nuovi orizzonti, accettando le sfide senza perdere di vista la realtà.
Occorre riconoscere ed essere consapevoli del ruolo che la cultura del progetto di architettura può giocare nelle sfide che le trasformazioni continue della nostra epoca ci pongono, così come quello delle figure professionali che sono il frutto dei percorsi formativi di una cultura politecnica. La gestione della complessità che caratterizza e pervade ogni campo richiede non solo competenze diverse, ma anche e soprattutto la capacità di integrarle in modo sinergico, in vista di obiettivi comuni, in una visione generale e collettiva. Superare gli specialismi che hanno a lungo caratterizzato e forse diviso più che unito le diverse competenze sul progetto, presenti non solo nell’area dell’architettura, è un obiettivo che permetterà più facilmente di raccogliere in modo proficuo le sfide che la società pone, con la capacità di anticipare piuttosto che subire gli inevitabili cambiamenti.

La ri-lettura dello Statuto sollecita un’ulteriore riflessione rispetto ai “servizi al territorio”, inteso a diversi livelli (locale, nazionale, internazionale). Accanto all’ambiziosa vocazione internazionale del nostro Politecnico, che è nota e sempre più ottiene meritati riconoscimenti, è importante anche valorizzare la dimensione locale e nazionale, guardare al “nostro” territorio con “spirito di servizio”, proprio in ottemperanza a quelle finalità enunciate nello Statuto.

In questo ambito, accanto all’impegno internazionale, la cultura del progetto di architettura ha dato e saprà dare sempre più un contributo fondamentale al territorio con la peculiarità di essere un contributo tangibile, utile e concreto. Supportare gli enti locali, le Regioni come i piccoli e piccolissimi comuni, ma anche numerose associazioni che operano sul territorio a gestire la complessità delle trasformazioni, a conservare, recuperare, valorizzare il paesaggio e il territorio, a confrontarsi e a essere competitivi anche a livello internazionale, è uno dei contributi della cultura del progetto di architettura che può concorrere al raggiungimento degli obiettivi enunciati nello Statuto del nostro Politecnico: partecipare e contribuire allo sviluppo sostenibile della società.