Immagine e comunicazione, non per scherzo.

di Manfredo Nicolis di Robilant (Ricercatore a tempo determinato, Dipartimento di Architettura e Design).


La visualizzazione dei contenuti della didattica e della ricerca è intrinseca alla cultura politecnica. La compresenza di numeri, disegni e parole è stata caratteristica fondante della prima École polytechnique, aperta nel 1794 a Parigi, con un programma basato su tre anni di corso, articolati rispettivamente su stereotomia, architettura e fortificazione. La missione istituzionale era preparare a tutte le specialità di ingegneria all’epoca consolidate e all’architettura, sulla scorta dell’esperienza dell’École des Ponts et Chaussées, fondata nel 1747 per formare i progettisti delle infrastrutture del regno di Francia. Il progetto scientifico e didattico politecnico non potrebbe esistere senza le immagini, intese come disegni tecnici, diagrammi, schemi, schizzi, copie dal vero. Le immagini sono prove per le teorie, strumenti per gli esperimenti, rappresentazioni della realtà. La necessità dell’iconografia nel progetto politecnico comporta una continua verifica su metodi e risultati: si vede se una ipotesi non è chiara, e vedendo si può capire come migliorarla. Verso il polo delle scienze umane prevalgono le parole, verso il polo delle scienze esatte prevalgono le cifre, verso il polo delle arti visive prevalgono le immagini; la cultura politecnica - invece - vive di tutte e tre. In questa commistione sta la sua forza.

La visualizzazione è strettamente connessa alla comunicazione; e la comunicazione della cultura politecnica non è quindi ex-post, ma è intrinseca a essa. Nella cultura politecnica, più che in altri settori, l’accuratezza e la chiarezza dell’immagine la rendono persuasiva e seducente.

Credo che il Politecnico di Torino stia sottovalutando l’importanza di una comunicazione chiara ed efficiente. Credo la nostra prossima dirigenza debba darsi una agenda urgente per modificare in maniera radicale la comunicazione interna ed esterna, coinvolgendo i due assi portanti istituzionali: didattica e ricerca, a cui aggiungerei la capacità di fare sistema con l’imprenditoria. La comunicazione dovrebbe venire insieme al mandato istituzionale. Non si tratterebbe di mero marketing, ma di una imprescindibile attività, propedeutica a chiarire i meccanismi di formazione, verifica e trasmissione della conoscenza che si produce dentro il politecnico di Torino. Per fare buona comunicazione occorre avere buoni contenuti, e viceversa.

Il sito web di Polito sarebbe il fuoco del rinnovamento, costringendo tutti e tutte noi alla massima sintesi, attraverso la comunicazione corretta. Una grande bellezza, razionale, che farebbe anche riscoprire il patrimonio del Politecnico di Torino, e quindi la sua riconoscibilità internazionale. Due esempi a questo riguardo: Corradino D’Ascanio 1, inventore della Vespa, icona dell’ingegneria e del product design italiani, si è laureato al politecnico di Torino nel 1914. Da polito.it è difficile cogliere questo nesso. Gli arredi di Carlo Mollino 2, laureato e docente del Politecnico di Torino, sono ai vertici delle quotazioni nei mercati internazionali del mobile del novecento. Da polito.it è difficile cogliere questo nesso, come è difficile cogliere che l’archivio Mollino è conservato al castello del Valentino.


1. Corradino D’Ascanio, Vespa 98, 1946.
2. Carlo Mollino, An important and unique laminated maple plywood and glass 'arabesque' occasional table, 1949. Price realised USD 1,314,500. Important 20th Century Decorative Art & Design Christie’s, 16 December 2008, New York.