Questo contributo fa parte di "Agorà", la sezione del sito laboratoriopolito.org dedicata ad un confronto aperto e inclusivo sul futuro del Politecnico di Torino. Per maggiori informazioni visita laboratoriopolito.org/agora

BIBLIOTECA FUTURA

di Juan Carlos De Martin (Dipartimento di Automatica ed Informatica, Politecnico di Torino).


Come è possibile che non solo le più autorevoli università al mondo continuino a mantenere attive le loro costose biblioteche, ma che addirittura Università di ogni genere e rango ne costruiscano di nuove1? Il digitale non doveva rendere le biblioteche obsolete? La disponibilità online di pressoché tutte le riviste scientifiche e di un numero crescente di libri non doveva portare alla loro progressiva smaterializzazione?



University of Chicago Joe & Rika Mansueto Library

Evidentemente no. La narrativa che prevedeva la scomparsa delle biblioteche e il loro rimpiazzo con tablet e altri schermi era troppo superficiale. In questi anni, infatti, si è capito che le biblioteche erano avviate ad avere un ruolo chiave anche nel XXI°, sia pure in forme in parte diverse rispetto al passato.

Ciò vale per le biblioteche che potremmo chiamare civiche, al servizio di tutti i cittadini, che in questi anni di crisi economica hanno rappresentato – negli Stati Uniti ma non solo – un importante punto di riferimento sia per le fasce più disagiate della popolazione2, sia per i giovanissimi, ovvero, la categoria che secondo la vulgata mediatica avrebbe dovuto essere la più lontana dal polveroso mondo delle biblioteche3 - ma vale anche per le biblioteche universitarie.

Relativamente a tutti i tipi di biblioteca, infatti, si è capita l’importanza che le comunità continuino ad assicurare – e anzi rafforzino – spazi pubblici esplicitamente ed esclusivamente dedicati alla conoscenza. Spazi a cui chiunque possa accedere gratuitamente e con grande facilità, con orari di apertura estesi, e – punto decisivo – appositamente progettati per favorire la fruizione di conoscenza da parte dei singoli.

Certo, è possibile leggere a casa propria o in un caffè - si è sempre fatto e sempre si farà. Ma questi primi decenni della rivoluzione digitale hanno confermato la grande utilità di continuare ad avere spazi confortevoli in cui studiare circondato sia da altre persone concentrate a leggere (o a scrivere), sia da libri che dagli scaffali mandano nella nostra direzione il segnale discreto, ma potente, della loro presenza fisica. Presenza fisica che a sua volta rimanda indirettamente ai rispettivi autori di quei libri, esseri umani che magari decenni o secoli fa si sedettero in quegli stessi spazi dove ora siamo seduti noi, stabilendo un senso di continuità storica e quasi di dialogo attraverso il tempo.
Per le biblioteche universitarie quanto abbiamo appena scritto vale sicuramente per gli studenti, che notoriamente amano studiare in biblioteca piuttosto che in anonime ‘aule studio’.
Per gli studiosi, invece, le biblioteche universitarie hanno almeno due altri importanti ruoli da svolgere.
Il primo è quello di ricordare l’importanza della forma libro. In un’epoca ossessionata dai pur importanti contributi su rivista scientifica è opportuno che qualcuno continui a curare, ricordare e promuovere il libro (digitale o cartaceo, non fa differenza da questo punto di vista). È dal libro, infatti, che passa una rinnovata attenzione alla didattica: sono i libri la fonte principale per preparare al meglio molti dei nostri corsi. È sempre dal libro che deve passare una ricerca interdisciplinare seria: solo la forma lunga, infatti, consente di affrontare adeguatamente temi complessi e di rappresentare una pluralità di punti di vista. Ed è infine il libro la via maestra da seguire, almeno all’inizio, per chi vuole avventurarsi verso nuove direzioni di ricerca. Per tutti e tre questi scenari avere a disposizione una collezione di libri ben curata per le specifiche caratteristiche di un Ateneo è di straordinaria importanza per assicurare didattica di qualità e ricerca originale.

Ma c’è anche un secondo ruolo che le biblioteche universitarie possono svolgere per gli studiosi: le biblioteche come motori di cultura. Se mi è consentito citare le parole di un mio scritto recente: “le biblioteche dovrebbero diventare spazi in cui si organizzano – molto più di quanto non si faccia adesso – presentazioni di libri, dibattiti, corsi su temi bibliotecari (in senso lato: da come scrivere la tesi a come fare ricerche online), mostre ecc. In altre parole, le biblioteche come motori culturali aggiuntivi e complementari rispetto ai dipartimenti, un’offerta orizzontale e altra da affiancare sinergicamente a quella verticale dei dipartimenti, offerta che potrebbe arricchire considerevolmente l’esperienza intellettuale degli studenti (e non solo la loro).”4



Brandenburg University of Technology ICMC

Infine, le biblioteche universitarie possono entrare in sinergia con quelle civiche diventando – come è possibile in Italia – spazi aperti alla città, strumenti di interazione tra Ateneo e comunità circostante di grande efficacia.

Da questo punto di vista, il Politecnico di Torino ha la grande opportunità di dimostrare quale straordinaria risorsa culturale, scientifica e sociale possa essere una biblioteca moderna nell’età di Internet. Una biblioteca/centro culturale che, oltre ad assicurare alla sede di corso Duca degli Abruzzi una biblioteca centrale degna del Politecnico, offra a Torino non solo un servizio, ma anche e forse soprattutto un forte messaggio di fiducia nel futuro.


1. Si veda per esempio il rapporto “New Library Buildings in Europe – Documentation 2016”, a cura di Mahulena Svobodová per conto di LIBER – l’Associazione Europea delle Biblioteche di Ricerca, URL: http://liber-lag.techlib.cz/media/liber-lag_2016.pdf, che elenca 15 progetti, in maggioranza universitari.
2. “How Americans Value Public Libraries in Their Communities”, Pew Research, http://libraries.pewinternet.org/2013/12/11/libraries-in-communities/, 11 dicembre 2013.
3. Abigail Geiger, “Millennials are the most likely generation of Americans to use public libraries”, Pew Research, http://www.pewresearch.org/fact-tank/2017/06/21/millennials-are-the-most..., 21 giugno 2017.
4. Juan Carlos De Martin, “Università futura – tra democrazia e bit”, Codice Edizioni, 2017, p. 216, ora anche disponibile alla URL: http://www.universitafutura.it.