Quale futuro per le sedi decentrate, e la sede di Alessandria in particolare?

Patrizia Camurati mi ha sollecitato a dare un parere sul futuro della sede di Alessandria, sede da me ben conosciuta per esserne stato responsabile per 8 anni. In generale questo richiama implicitamente qualche considerazione anche sulle altre sedi decentrate.

Per quanto attiene la ricerca non mi aspetto né auspico cambiamenti, visto che in Alessandria ci sono strutture per la ricerca di grande valore e impiegate attivamente.

Per quanto riguarda la didattica dobbiamo partire da quelli che sono i principali problemi di carattere generale del nostro Ateneo:

  1. Carenza di docenti: come più volte ho ricordato abbiamo un rapporto complessivo studenti:docenti di 40:1, il doppio rispetto alla media nazionale, e ben superiore a quello del Politecnico di Milano (29:1), che ha mantenuto attive le sedi decentrate anche per la formazione.
  2. Carenza di aule per ospitare gli studenti.

Io penso che se le sedi decentrate e gli enti territoriali di riferimento sapranno darci una risposta utile in queste direzioni (messa a disposizione di aule capienti a norma e accensione di nuovi posti da ricercatore RTDB su fondi esterni e non vincolati) potremmo considerare la riapertura di un primo anno in loco.

Ritengo meno praticabile invece il ritorno di percorsi formativi completi di I o II livello nelle sedi decentrate, dove invece, sempre se in linea con le specificità del territorio e adeguatamente da questo sostenuti finanziariamente, potrebbero invece tenersi corsi di Master o di formazione permanente.